Storia della Bosnia: dalla preistoria ai giorni nostri

Preistoria

Anche se le notizie relative alle popolazioni che abitavano la Bosnia in epoche remote non sono molte, sappiamo che i primi insediamenti si possono ricondurre al Neolitico (età della pietra). Tali insediamenti furono ritrovati nei pressi delle attuali città di Donji Klakar, Novi Šeher e nei pressi della capitale. Sarajevo fu abitata dall’uomo dall’età del bronzo in avanti, lasciando numerose tracce.

I Traci e i Celti

Probabilmente, i più antichi abitanti della Bosnia Erzegovina furono i Traci che alla fine del primo millennio avanti Cristo furono soggiogati dagli illiri. A loro volta, gli illiri furono in parte soggiogati nella prima metà del IV secolo a.C. dai Celti, che andarono a stanziarsi nei pressi del mar Adriatico

Gli Illiri

Certamente gli illiri furono una delle prime popolazioni ad abitare questi territori. Essi erano probabilmente discendenti da immigrati ariani e parlavano una lingua simile al moderno albanese. La tribù illirica degli ardiei riuscì a fondare un proprio stato con capitale a Risano. Tuttavia, attorno al 200 a.C. scoppiò un lungo conflitto con i romani che portò l’annessione dell’Illiria all’impero Romano, attorno al 10 d.C.:

nel 230, gli illiri assediarono la città di Fenice, uccidendo anche mercanti italici. Questo provocò la reazione del senato romano, che intervenne inviando due legati alla regina degli illiri Teuta. Essa non li prese in considerazione e ne fece uccidere addirittura uno. Ecco la causa della prima guerra illirica, conclusasi con la vittoria di Roma.

La seconda guerra illirica fu scatenata da un’alleanza tra gli illiri e i macedoni (principalmente un accordo tra i re) che portò a infrangere le clausole del trattato firmato alla fine della prima guerra illirica. Navigando nell’Adriatico oltre il limite permesso, gli Illiri scatenarono la guerra, vinta ancora una volta dai romani.

Territori dove si insediarono gli Illiri (in blu)

I Romani

I romani sfruttarono molto la ricchezza mineraria della regione, portando all’interno della Bosnia la loro civiltà e i loro meccanismi (costruzione delle strade, sviluppo delle città, …).
Nel 395 d.C. la divisione tra l’Impero Romano di Oriente, conosciuto come Impero Bizantino, e l’Impero Romano d’Occidente divenne definitiva e la linea di separazione tra est ed ovest fu il fiume Drina (oggi il fiume Drina segna parte del confine tra Serbia e Bosnia), facendo della Bosnia un cuscinetto regionale tra gli imperi, i popoli, le filosofie e le culture.

Massima espansione dell'Impero Romano

Gli Slavi

Dopo la caduta di Roma, tutta l’area danubiana e le valli delle Alpi Dinariche vennero occupate nel VII secolo dai popoli slavi, provenienti forse dalla terre che oggi corrispondono alla Russia o forse dai paesi nordici. Con la formazione delle organizzazioni statali nei secoli successivi questi Slavi meridionali si distinsero in Sloveni, Croati, Bosniaci, Serbi, ecc..

Tra oriente e occidente

Alla fine del IX secolo i rapporti tra Roma e Bisanzio continuarono ad essere di scontro reciproco per il controllo religioso e politico dell’area dalmato-danubiana, con il risultato che la maggioranza dei Serbi e i Croati erano ancora pagani. Il livello dello scontro erano tale che Papa Giovanni VIII (872 -882) minacciò nel 879 di scomunicare tutti i vescovi bizantini della costa dalmata che si fossero rifiutati di ubbidirgli. Il Papa riuscì a convincere il vescovo di Nona, che si era dichiarato incerto e lo promosse ad arcivescovo di Spalato che, fino ad allora, era stata una antica metropoli bizantina. A seguito di questa decisione Spalato divenne la capitale religiosa del popolo croato che si avviò essere definitivamente cattolico romano. A seguito di questo tipo di scelte religiose anche diversi capi croati diventarono cristiani latini.

Dal 864 l’imperatore di Bisanzio inviò in missione nell’area occupata dai popoli slavi, i fratelli Cirillo e Metodio i quali, applicando un nuovo alfabeto, il cirillico, si misero oggettivamente in concorrenza, così nelle valli della attuale Bosnia-Erzegovina si incrociarono le due azioni di cristianizzazione: mentre i missionari della chiesa latina arrivarono da nord, dopo aver già convertito le attuali popolazioni della Slovenia, della Slovacchia, della Ungheria e della Croazia, i missionari della chiesa ortodossa arrivarono da sud, dall’attuale Bulgaria, dopo aver già convertito le attuali popolazioni della Macedonia e della Serbia.

Per questo motivo nell’area balcanica oltre alle guerre di religione si scontreranno fino ai giorni nostri nella lingua bosniaca con la diversità dei due alfabeti: uno latino, l’altro cirillico, quali segni distintivi dell’appartenenza a due aree politiche e culturali sempre più diverse.
Questa divisione fu ulteriormente sottolineata in seguito alla scissione nel 1054 tra la Chiesa Romana e la Chiesa Bizantina: lo scisma fissò i confini religiosi rappresentati dal fiume Drina con le moderne Slovenia, Croazia e Bosnia in occidente e Serbia, Montenegro e Macedonia nella parte orientale.

Il Regno di Kulin a sud e gli ungheresi a nord

Dal VII al XII secolo le tribù autonome di slavi che abitavano le diverse valli della Bosnia non furono sufficientemente coese tra loro e per vennero sottomesse in periodi diversi da vari popoli: croati, serbi, ungheresi, … Attorno al 1100, la Bosnia incontrò un periodo relativamente tranquillo, affermandosi come Stato indipendente sotto la guida di Kulin, re di Bosnia, che governò fino al 1204. Il regno durò fino al 1463 quando l’ultimo sovrano (Stefano Tomasevic) fu sconfitto dai turchi ottomani.

A nord gli ungheresi assunsero il controllo di parte del territorio bosniaco e cercarono invanamente di conquistare tutto il territorio. Nel 1250 la situazione era abbastanza delineata: la Bosnia del nord governata dagli ungheresi e la bosnia del sud dai bani (Kulin e i suoi successori).

Il Regno di Kulin
Il distretto di Mačva nell'attuale Serbia

L’impero Turco – Ottomano

Con la caduta di Costantinopoli nel 1453, a opera di Maometto II, i turchi passarono alla sottomissione dei serbi nel 1459 e arrivarono nella Bosnia nel 1460.
Con il loro arrivo, i bogomili (setta eretica cristiana), dopo secoli di persecuzioni sia da parte dei cattolici che da parte degli ortodossi, si convertirono all’Islam.
La Bosnia fu sotto il controllo turco-ottomano dal 1463 al 1878; durante i 400 anni di dominazione turca la Bosnia fu del tutto assimilata, e molti che vi vivevano (croati cattolici e serbi ortodossi) abbandonarono il cristianesimo e si convertirono all’Islam. Si può dire che il Paese divenne zona di frontiera tra il mondo cristiano e quello musulmano.
L’impero ottomano tollerò un notevole numero di diversità religiose all’interno dei suoi confini. Essi (i turchi) non forzarono alla conversione i sudditi ma soltanto i musulmani avevano il diritto di proprietà, di voto, o di partecipare al governo del paese. I non musulmani dovevano pagare le tasse sul loro lavoro. Comunque, essi potevano praticare la propria religione.
Fu durante questo periodo che molti abitanti della Bosnia si convertirono all’Islam e cominciarono ad essere conosciuti come “Bosniacs” (musulamani bosniaci, bosgnacchi). I contadini cristiani rimasero i servi della società feudale, anche se effettivamente provenivano dalla stessa etnia: gli oppressori erano lo stesso popolo degli oppressi.
Alla fine del XVIII secolo e nella prima metà del IXX secolo, i bosniaci intrapresero guerre difensive contro l’Austria e Venezia e nello stesso tempo chiedevano uno status autonomo all’interno dell’Impero Ottomano. Nel 1860 le riforme intraprese dettero alla Bosnia una certa autonomia provinciale.

L'Impero Turco-Ottomano

L’europa prima della guerra mondiale

Nel 1875, in Bosnia, i contadini cristiani si ribellarono contro i grandi proprietari terrieri musulmani.
La Serbia e il Montenegro intervennero a favore dei ribelli ma furono sconfitti dall’esercito turco.
Intervenne l’Impero russo: sbaragliò i turchi e furono costretti ad accettare la pace di Santo Stefano, trattato che prevedeva la nascita della Bulgaria, vassallo politico della Russia.
Preoccupate per l’accaduto, Inghilterra, e l’Austria-Ungheria protestarono minacciando di muovere guerra contro la Russia.
Nel 1878, al congresso di Berlino, fu imposto alla Russia di rinunciare alla Bulgaria, mentre all’Austria-Ungheria fu concesso di occupare la Bosnia e all’Inghilterra fu concesso Cipro.
Temendo un ulteriore deterioramento dei rapporti tra Germania e Russia, Bismarck stipulò un’alleanza difensiva con l’impero asburgico.
Nel 1882 l’Italia decise di avvicinarsi all’Impero tedesco e di legarsi ad esso con un’alleanza militare: la Triplice Alleanza (accordo difensivo che prevedeva un sostegno reciproco tra Italia, Germania e Austria-Ungheria).
La Francia trovò un sostegno con la Russia, stipulando un’alleanza difensiva, mentre la Serbia si alleò con il Montenegro, la Grecia e la Bulgaria. Uniti nella Lega Balcanica, attaccarono l’Impero ottomano, sconfiggendolo. La Bulgaria, insoddisfatta della spartizione territoriale, diede vita alla seconda guerra balcanica attaccando la Serbia (a fianco della Serbia vi erano Montenegro, Grecia, Romania e Turchia) ma fu sconfitta e perse altri territori.
Preoccupate dall’espansionismo serbo, Austria-Ungheria e Italia negarono a Belgrado l’accesso al mare, formando l’Albania.
In questo periodo alcuni intellettuali croati cominciarono a tirare fuori l’idea di uno Stato indipendente per tutti gli Slavi del sud o “Jugoslavia”.

La prima guerra mondiale

Il 28 giugno 1914 (anniversario della battaglia del “Kosovo Polje” [vedi nota a fondo pagina] nel 1389) a Sarajevo, Gavrilo Princip (studente serbo, membro della “Mano Nera”, un gruppo radicale serbo il cui obbiettivo era quello di staccare la Bosnia dall’Austria per darla alla Serbia) uccise l’arciduca Franz Ferdinand d’Asburgo, erede al trono austro-ungarico.
Il governo austro-ungarico si convinse immediatamente che la responsabilità dell’accaduto dovesse ricadere sulla Serbia ma sapevano che se fosse scoppiato un conflitto, sarebbe intervenuta anche la Russia.
Si consultarono quindi con la Germania (Triplice Alleanza) che assicurò il suo sostegno in caso di intervento russo, certi del proprio piano (Piano Schlieffen) per vincere sia contro la Russia che con la Francia (alleata della Russia). Il governo di Vienna consegnò un ultimatum, richiedendo l’istituzione di una commissione d’inchiesta composta anche da delegati austriaci. La Serbia non accettò poiché non voleva delegati austriaci sul suo territorio.
La Russia schierò alcuni suoi soldati lungo i confini, la Germania chiese di ritirarli ma, vedendo rifiutare l’ultimatum, schierò anch’essa i soldati: scoppiò così la prima guerra mondiale.

Gavrilo Princip

Il Regno di Jugoslavia e la seconda guerra mondiale

Dopo la prima guerra e lo smembramento dell’Impero Austro-Ungarico, si formarono degli Stati autonomi: lo Stato degli Sloveni, lo Stato dei Croati e lo Stato dei Serbi; riuniti poi nel Regno di Jugoslavia (1929 – 1941), governato da una dinastia serba.

Il Regno di Jugoslavia aderì al Patto Tripartito (Roma-Berlino-Tokio) il 25 marzo 1941, a fianco dell’Italia fascista e della Germania nazista. L’erede al trono Pietro II, con un colpo di Stato, assunse la corona e ruppe l’alleanza con le forze dell’Asse. La Germania invase la Jugoslavia e il territorio fu conquistato e annesso alla stessa Germania o agli Stati confinanti alleati. Anche il Regno d’Italia partecipò alle fasi dell’invasione partendo dalle proprie basi in Venezia Giulia, Istria, Zara e dall’Albania.

La Bosnia ed Erzegovina fu annessa allo Stato Indipendente di Croazia che si allineò all’alleanza dell’Asse e al movimento fascista.

Tedeschi, ungheresi e italiani occuparono la Jugoslavia per circa quattro anni. Gli ustascia croati commisero ogni genere di atrocità contro i serbi ed eressero campi di concentramento e di sterminio come a Jasenovac. Ci furono persecuzioni e deportazioni su tutto il territorio. In risposta a tale violenza nacquero due forze di opposizione: i “cetnici” e i partigiani. All’inizio gli Alleati occidentali riconobbero i Cetnici serbi come i legali rappresentanti del Governo jugoslavo in esilio. Essi combatterono contro i Tedeschi e commisero delle rappresaglie contro gli ustascia.
Ma alla fine, gli alleati sostennero i partigiani guidati da Josip Broz Tito.

Il ruolo dei musulmani bosniaci nella guerra fu abbastanza complesso poiché essi si trovarono tra gli ustascia croati ed i cetnici serbi. Quando i partigiani cominciarono a distinguersi sempre più dai Cetnici, i musulmani cominciarono ad unirsi all’Armata di Tito. Nel novembre del 1943, si insediò il “Consiglio Anti-Fascista” e la Bosnia ed Erzegovina riguadagnò la sua indipendenza e il suo stato legale.

Petar II, ultimo re del Regno di Jugoslavia (1943)

Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia

Sotto Tito, le discussioni sulle atrocità della guerra erano proibite nel tentativo di dimenticare il passato e tenere il coperchio sulle potenziali bollenti emozioni.
Si venne a formare la “Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia”, composta da Repubbliche e province autonome:
– Repubblica socialista di Bosnia
– Repubblica socialista di Croazia
– Repubblica socialista di Macedonia
– Repubblica socialista di Montenegro
– Repubblica socialista di Serbia (con le province autonome di Kosovo e Vojvodina)
– Repubblica socialista di Slovenia
Tito si legò inizialmente a Stalin, ma se ne separò subito per stabilire la sua propria idea di socialismo.
Dovette uccidere molti dei suoi oppositori dopo che egli si assicurò la vittoria nel 1945, e durante il suo governo egli fece imprigionare attivisti dei movimenti nazionalistici.
La Bosnia, abitata da serbi, croati e musulmani – questi ultimi riconosciuti come gruppo nazionale – costituì un vero e proprio laboratorio della convivenza fra popoli jugoslavi, fondamentale per la stabilità dello Stato.
Una nuova Costituzione adottata nel 1974 portò ad incrementare la decentralizzazione dei poteri di governo, offrendo ai sei Stati federali della Repubblica una maggiore indipendenza politica ed economica e dando a Vojvodina e al Kosovo uno status autonomo.

Tito

La dissoluzione della Jugoslavia

Con la morte del comandante Tito (1980), tramontò il socialismo e iniziarono a riemergere i nazionalismi, tenuti a bada mediante una politica di equilibrio.
Cominciarono a crescere tra i vari gruppi etnici richieste e domande per maggiore autonomia.
Nella primavera del 1981 vi furono degli scontri in Kosovo tra l’Amministrazione serba ed i numerosi Albanesi – Kosovari che reclamavano per uno status di settima Repubblica, ma senza chiedere l’indipendenza.
Nel febbraio del 1984, la città di Sarajevo ospitò con successo le Olimpiadi Invernali, un simbolo internazionale di pace e tolleranza.
Nel maggio 1986, Slobodan Milošević divenne capo del Partito Comunista di Serbia e rinforzò l’ultranazionalismo serbo. Il 28 giugno 1989 (600° anniversario della battaglia di Kosovo Polje [vedi nota a fondo pagina]) fornì a Milošević l’opportunità per dichiarare chiaramente il suo supporto alla Nazione serba, dimostrando un puro sciovinismo serbo (cioè un nazionalismo esclusivo ed esaltato, che si esprime in una negazione dei valori e dei diritti degli altri popoli e nazioni) e reclamando un più stretto controllo sul Kosovo.
Nel marzo del 1989 lo statuto autonomo della Vojvodina e del Kosovo furono annullati e queste Regioni, contro la loro volontà, divennero di nuovo parte integrante della Serbia.
Con le elezioni del 1990, vinsero i tre partiti più grandi e la maggioranza nel parlamento era composta da:
– SDA (Partito d’Azione Democratico)
– SDS (Partito Democratico Serbo)
– HDZ (Unione Democratica Croata)
La nuova coalizione divise il potere, mettendo:
come Presidente della Repubblica un musulmano,
come Presidente del Parlamento un serbo e
come Presidente del Governo un croato.
Nel 1991, dichiararono indipendenza Slovenia, Croazia e Macedonia; l’Esercito jugoslavo attaccò la Slovenia, provocando un breve conflitto, che la portò all’Indipendenza; vedendo ciò, la Croazia cessò tutti i legami con la Federazione Jugoslava.
Franjo Tuđman, il nuovo Presidente croato aveva promesso ai suoi elettori “una Croazia forte, democratica, indipendente, all’interno dei suoi confini storici”.
Il presidente Serbo Milošević dichiarò che in “caso di distruzione della Jugoslavia, i confini della Serbia devono essere ridefiniti, perché il futuro Stato serbo deve includere tutte le aree dove vivono i Serbi”
Già nel marzo 1991 i presidenti Franjo Tuđman (Croazia) e Slobodan Milošević (Serbia) si incontrarono informalmente per discutere sulla spartizione della Bosnia tra Croazia e Serbia.
I croati, dopo aver ottenuto l’indipendenza del proprio Paese, non nascondevano affatto il loro obiettivo successivo, ovvero le terre della cosiddetta “Erzeg-Bosnia croata”, mentre i serbi perseguivano la politica di “tutti i serbi in uno Stato”.

Le Repubbliche che componevano la Jugoslavia

La Repubblica di Bosnia ed Erzegovina

Nel 1992 anche la “Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina” (una delle sei Repubbliche che faceva parte della Federazione di Jugoslavia) tentò di proclamarsi autonoma con un referendum.
I serbi boicottarono però le urne e bloccarono con barricate Sarajevo. Il Presidente della Repubblica bosniaca, il musulmano Alija Izetbegović, chiese l’intervento dell’esercito, affinché garantisse un regolare svolgimento delle votazioni e la cessazione delle tensioni etniche. Il partito che maggiormente rappresentava i serbi di Bosnia, il Partito Democratico Serbo di Radovan Karadžić, fece sapere subito che i suoi uomini si sarebbero opposti in qualsiasi modo all’indipendenza della Bosnia.
Quando il 2 marzo i risultati del referendum furono annunciati ed il desiderio del popolo per una Bosnia indipendente fu annunciato ufficialmente, paramilitari serbi presero posizione attorno a Sarajevo.
(i partiti SDA e HDZ erano favorevoli ad una Bosnia indipendente, mentre il partito SDS no).
Subito dopo il referendum, e la proclamazione d’indipendenza della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, diretto predecessore dello Stato odierno della Bosnia ed Erzegovina, che è una Repubblica parlamentare federale, l’Armata Popolare Jugoslava iniziò a schierare le sue truppe nel territorio della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, occupando tutti i maggiori punti strategici (aprile 1992).
I vari gruppi etnici si organizzarono in formazioni militari ufficiali:
– i Croati costituirono il Consiglio di Difesa Croato (“Hrvatsko Vijeće Obrane“, HVO),
– i Bosgnacchi l’Armata della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina (“Armija Bosne i Hercegovine“, Armija BiH),
– i Serbi l’Esercito della Repubblica Srpska (“Vojska Republike Srpske“, VRS).
Erano inoltre presenti numerosi gruppi paramilitari:
– fra i Serbi le “Aquile Bianche” (“Beli Orlovi“),
– fra iBosgnacchi la “Lega Patriottica” (“Patriotska Liga“) e
– i “Berretti Verdi” (“Zelene Beretke“),
– fra i Croati le “Forze Croate di Difesa” (“Hrvatske Obrambene Snage“).
La guerra che ne derivò fu la più complessa, caotica e sanguinosa guerra in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Vennero firmati dalle parti in causa diversi accordi di cessate il fuoco, inizialmente accettati, per poi essere stracciati solo poco tempo dopo. Le Nazioni Unite tentarono più volte di far cessare le ostilità, con la stesura di piani di pace che si rivelarono fallimentari (piani falliti di Carrington-Cutileiro, settembre 1991, Vance-Owen, gennaio 1993, Owen-Stoltenberg, agosto 1993).

Nota sulla battaglia di Kosovo Polje

conosciuta anche come “Battaglia della Piana dei Merli” vide schierato da una parte l’impero ottomano e dall’altra il Regno di Serbia.
Entrambi gli eserciti ebbero delle gravi perdite. I Serbi vennero costretti a pagare tributi ai Turchi e a compiere servizi militari presso l’esercito ottomano. In seguito ad altre battaglie “minori”, gli Ottomani annetterono il resto del Regno di Serbia, completandone la conquista nel1459. La fine dell’indipendenza serba fu l’evento che diede la possibilità all’esercito ottomano di arrivare fino alle porte di Vienna.
La battaglia della Piana dei Merli è considerata dai Serbi uno degli eventi più importanti della loro storia, fonte di gran parte del loro sentimento nazionale.