Come avrete potuto leggere sugli articoli o ascoltare dal telegionale, l’alluvione è stata terribile. Ha colpito in particolare il nord della Bosnia (Doboj, Maglaj, Brcko District, Olovo, Bijeljina, Lukavac, Kladanj, Srebrenica, Gradacac e Zvorni) e la Serbia. Interi villaggi sono stati allagati dalle acque dei fiumi Sava e Drina, esondati per le piogge. Altri villaggi, soprattutto nelle zone vicino a Zenica, Tuzla e Vareš, sono spariti. Inghiottiti dal fango.
Ad oggi le stime ufficiali parlano di 50 morti, 50.000 sfollati, un numero imprecisato di case danneggiate e non si sa quante potranno essere recuperate.
Alcuni giorni fa, Zlatko Lagumdžija (Ministro degli Esteri della Bosnia Erzegovina), ha affermato che “le conseguenze delle inondazioni sono disastrose, simili a quelli sostenuti dal Paese durante la guerra negli anni ’90”.
Inoltre, anche molte infrastrutture sono rimaste danneggiate: ponti, linee ferroviarie e strade sono ancora allagate e danneggiate, rendendo particolarmente difficili i soccorsi in alcune zone del Paese.
Ad una quindicina di giorni dall’alluvione, si lavora ancora per pompare fuori l’acqua da abitazioni e strade, cercando di ripristinare strade e ponti. La normalità pare ancora lontana.