Dagli scritti di Virginia
Amore verso Dio
Dagli Scritti risulta evidente che l’amore verso Dio ha polarizzato tutta la sua esistenza tanto da farle affermare: “Virginia, ricordati che sei creatura razionale, creata da Dio a sua immagine e similitudine, e il fine per cui ti ha creato é perché lo debba amare e servire lui solo, e poi goderlo in Paradiso.” (Scritti, I,1). Virginia rifiutò energicamente di passare a seconde nozze, volendo mantenere la promessa fatta a Dio di essere soltanto sua: “Voglio Te servire, che non puoi morire.”
Amore per Maria
“Pregar la Beata Vergine che mi voglia esser Madre, e darmi la grazia che le sia figlia obbediente, ed a questa intenzione dirle il Rosario.” (Dagli Scritti di Virginia: “Altri Propositi”).
Abbandono a Dio
“Non voglio avere altro desiderio che di essere col mio Padre e dir con San Paolo: Cupio dissolvi et cum Christo esse, bramo sciogliermi dal corpo e essere con Gesù e patir ogni cosa con allegrezza per suo amore” (Dagli Scritti di Virginia: “Abbandono”). La vita di Santa Virginia Centurione Bracelli, interamente offerta a Cristo, lascia leggere nitidamente tutta la portata dell’adesione incondizionata alla volontà di Dio. “Priego Dio mi doni, in prima, grazia d’amarlo e servirlo con tutto il cuore e forze, ché così desidero.” (Dagli Scritti di Virginia: “Preghiera per il Giubileo indetto agli 11 dicembre 1631”).
Fede
Era la sua forza: “Rimettermi in tutto e per tutto nelle mani di chi mi ha creata, il quale mi aiuterà più di quanto io possa pensare”. La sua fede tenace, nutrita fin da bambina dalla meditazione della Sacra Scrittura, la portava a non abbandonare mai la consapevolezza della presenza di Dio. Scorrendo la sua esistenza, ci si accorge che le tappe salienti del suo cammino spirituale sono caratterizzate dalla fiducia totale in Dio: il matrimonio non scelto, ma vissuto cristianamente; le resistenze del padre alla sua gestione del patrimonio anche in favore dei poveri; la tenacia nell’affrontare le avversità alla sua azione apostolica; il profondo senso di ubbidienza all’Arcivescovo della Diocesi, ai patroni dell’Opera, alle collaboratrici e alla sua stessa serva; la consapevolezza indiscussa che ogni persona é immagine di Dio; la povertà volontaria e la sofferenza fisica colte come viatico quotidiano per l’unione con Dio. Un passo delle sue Costituzioni per le Signore della Misericordia protettrici dei Poveri di Gesù Cristo, é esplicativo per comprendere come la Bracelli viveva in speranza i suoi giorni:”Chi ha il fine solo in Dio e tiene sempre fisso il suo pensiero in esso, tutte le contrarietà svaniscono, e tutte le opposizioni si spianano, tutte le difficoltà si vincono” (Positio super introductione Causae et super virtutibus ex officio exarata, Romae 1971,86).
Speranza
L’incondizionato abbandono alla Provvidenza che ha permeato la vita e l’opera di Virginia, permette di cogliere l’alta perfezione con cui ella esercita la virtù della Speranza.
Carità
La Carità é la chiave del carisma di Virginia, la missione di tutta la sua vita. L’esercizio eroico della carità verso Dio e verso il prossimo caratterizza il cammino umano e spirituale di Virginia Centurione Bracelli.”Priego Dio mi doni grazia di compiere il mio ufficio della misericordia con ascoltare tutti i poveri con carità e provvederli per quanto potrò, ché così desidero.Priego Dio mi doni grazia d’impiegare subito la robba nelli poveri, per quanto potrò, ché così desidero.”(Dagli Scritti di Virginia: “Preghiera per il Giubileo indetto agli 11 dicembre 1631”). Esauriti tutti in suoi beni, Virginia si ridusse a fare la questuante chiedendo aiuti e mezzi ai suoi concittadini. Alcuni rispondevano generosamente, altri con parole di scherno e di disprezzo da lei accettate per amore di Dio.
Umiltà
Virginia, la figlia del doge, é la serva dei poveri. Virginia arriva fin nelle galee, fra i marinai del porto; dialoga con le prostitute, restituendole alla vita; soccorre le ragazze madri. E, per aiutare tutti costoro, si fa questuante. “Dio mi doni spirito di umiltà e disprezzo di me stessa, ché così desidero. (Dagli Scritti di Virginia: “Preghiera per il Giubileo indetto agli 11 dicembre 1631”).
Pazienza
“Voglio abbracciare volentieri con pazienza tutto quello che piacerà al Signore di mandarmi pigliando la croce” (Dagli Scritti di Virginia: “Decisione Solenne”).
Spirito di donazione
“Dono al Signore e alla Beata Vergine la memoria, l’intelletto e la volontà, coi cinque sentimenti del corpo, per non poterli adoperare in altro che in suo servizio.” (Dagli Scritti di Virginia: “Propositi: 8 settembre 1626: Festa della Natività di Maria”).
Austerità
Di ricche e nobili origini, abituata fin da piccola a vivere nel lusso, Virginia si spoglia dei propri beni per i poveri e i più bisognosi. Sceglie un regime di vita austero e poverissimo. Si può vivere e vivere bene di poche ed essenziali cose.
Rispetto dei SS. Sacramenti
“Priego Dio, per la sua infinità bontà e misericordia e per li meriti infiniti della sua santissima Passione mi dia grazia, quando m’andrò a confessare, di andargli preparata, e si degni concedermi tutte le suddette grazie et anche che quando l’avrò ricevuto nel Santissimo Sacramento, non lo lasci mai più, ma gli tenga continuamente compagnia con desiderio continuo d’arrivarlo a vedere in Paradiso; e priego Dio conceda anco a tutti queste grazie, a mia madre, figli, nipoti, fratelli, sorelle, generi, parenti e benefattori et a tutta la Santa Chiesa.” (Dagli Scritti di Virginia: “Preghiera per il Giubileo indetto agli 11 dicembre 1631”).
I silenzi di Santa Virginia
Virginia agisce subito e parla molto poco. La parola può essere fonte di contrasti, litigi, può essere spesa in futili discordiose proprio non é necessario parlare é meglio impiegare il tempo a favore di chi é nell’indigenza. Ogni minuto é prezioso, ogni minuto può servire per salvare una vita. “Priego Dio mi doni grazia di essere molto considerata nel parlare et essere più pronta al fare che al dire, ché così desidero.” (Dagli Scritti di Virginia: “Preghiera per il Giubileo indetto agli 11 dicembre 1631”). “Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione é vana.” (Gc. 1,26).